IL SIMBOLO IN ALCUNI
MOMENTI DELLA STORIA DELL’ARTE
Se facciamo un percorso veloce attraverso la Storia,
vedremo che in tutte le epoche, il simbolo e il mito hanno dipinto di un colore
particolare le opere di gran parte degli artisti.
Nell’antichità, il simbolo era unito strettamente al mito, il quale reggeva ogni momento della vita degli abitanti di allora. Per ciò, sia qual fosse il punto del pianeta dove indagheremo, troveremo nelle sue manifestazioni artistiche, tutto un mondo di significazioni nascoste accordi col pensiero magico – religioso della cultura in questione.
Nel medioevo troviamo un nuovo stile, che ha fatto possibile per l’arte qualcosa che né l’antico orientale, né il classico ha realizzato. Gli egiziani plasmavano quello che sapevano che esisteva; i greci, ciò che vedevano. Quelli dell’Età Media impararono ad esprimere quello che sentivano. Loro non volevano imitare la Natura ma realizzare una distribuzione di simboli sacri tradizionali.
Erano i sacerdoti e i teologi coloro che davano vita a delle nuove idee che dopo gli artisti utilizzavano per le loro opere d’arte. E’ importante chiarire che tutta l’arte del Romanico (dal 900 al 1200) ed il Gotico (1200 al 1500) erano rappresentazioni quasi letterali della Bibbia, compendio di simboli e metafore che una volta staccati del testo non poteva più che fondamentarsi nel loro carattere simbolico.
Però dove più si è notato questo meraviglioso mondo fantastico, scaturito dalla tradizione cristiana e della convivenza di diverse culture che durante mille anni hanno popolato l’Europa di allora, è nell’illustrazione dei testi sacri; dove la dottrina s’intrecciava con personaggi fantastici provenienti, chissà, dai miti e paure della società di quell’epoca.
La magia e credenze popolari regnavano sia nell’immaginario della gente che viveva nelle campagne, come nei sacerdoti, che credevano d’essere in possesso tutte le conoscenze.
Col Gotico sono arrivate anche le Crociate, ciò che ha reso possibile che l’ermetismo, cioè la chiusura in sé stesso, del Romanico si rinnovasse con tradizioni orientali che sembravano perse. E’ da lì che si sono scritte pagine e pagine di Bestiari ed Erbari per cercare di dare un carattere scientifico ai miti e credenze pagane, relazionati con esseri invisibili che condividevano la vita quotidiana degli uomini.
Tutta questa sorte di personaggi irreali, riti e superstizioni si prolungano nel tempo convivendo con il cristianesimo, creando una linea parallela che si sviluppa al di sotto della cultura ufficiale. Il cristianesimo e questa realtà magica a volte si toccano e coniugano, dando origine ad un doppio significato espresso in evocazioni ed allegorie che, solo in apparenza, sottolineavano il senso dogmatico - religioso delle opere.
Questo è il caso del pittore Il Bosco, dove la sua simbologia si nutre di diverse fonti della cultura dell’epoca. Insieme a non pochi sermoni e scritti di mistici s’impongono le impressionanti descrizioni di pratiche magiche, le antiche tradizioni popolari, i modi del gergo, i proverbi, le pantomime di processioni ed i misteri. Dotati, allo stesso tempo, di rappresentazioni in tono erotico. Dati di carattere occultista offrono le immagini di carte da gioco, legati all’antica scienza della Cabala.
Tale identità di simboli d’origine e valori diversi fa diventare difficile e spesso contraddittoria l’interpretazione dei dipinti d’Il Bosco.
Superato il Rinascimento, con la sua esattezza di forme ed equilibrio statico, le forme trovano il loro canale di libertà nel Barocco cattolico. Questo mondo nuovo di movimento ed espressività non possono svuotarsi di contenuto, ed è proprio lì dove il mondo dei simboli torna sulla scena.
Di nuovo la religione e la scienza s’intrecciano nelle opere degli artisti, ma ora senza timore per repressioni o censure. L’arte ha lasciato di dipendere della Chiesa - e dei canoni imposti da Lei -, allora ha trovato il cammino aperto per esprimere quello che desidera.
L’esotico e sconosciuto per il mondo europeo ha iniziato ad affascinare, tornando a convivere in uno stesso gioco di relazioni alternativi: la fede e l’astrologia, la stregoneria e la scienza, i testi sacri e la numerologia.
Il Barocco ha ereditato la forte la forte tradizione dell’umanesimo intorno all’interpretazione magica della Natura, secondo la quale il saggio o l’alchimista e un mago capace di scoprire i misteri di essa, no soltanto lavorando con forni e distillatoi, ma anche grazie il potere contemplativo della mente.
Le rappresentazioni allegoriche sono state le incaricate d’aprire la porta d’ingresso ai simboli nel mondo dell’arte barocco.
William Blake, nato a Londra nel 1757, non ha ricevuto educazione artistica formale, ma fin dalla sua giovinezza ha presso contatto con le opere di Shakespeare e Milton, pero la sua maggior influenza letteraria è stata la Bibbia. A causa della sua eclettica formazione religiosa, legata col gnosticismo, Blake è diventato un rivoluzionario per l’Inghilterra della sua epoca; e per la sua poesia di stile profetico che esortava a realizzare cambiamenti per raggiungere una forma di vita più in sintonia con Dio. Tutto ciò ha voluto anche rifletterlo nelle sue opere, arricchendole con le sue visione celesti e creando una mitologia propria in una concessione platonica corrispondente al suo ruolo d’intercessore fra il terreno e il temporaneo.
Altro che ha avuto il coraggio di entrare in quest’universo fantastico è stato Goya. Nella sua serie di “Pinturas Negras” possiamo trovarci di fronte ad un mondo popolato da mostri e streghe con i quali spalanca le porte del demoniaco. Goya, in questo modo, ha dato passo a “forme che soltanto esistono nell’immaginazione degli uomini”.
I Preraffaellita crearono un movimento artistico letterario, pittorico e artigianale. Le tematiche delle loro opere erano affini nella loro idea, incaricandosi di sviluppare un’ideale di bellezza proprio, basandosi nella pittura del Gotico e del primo Rinascimento; impregnando nei loro lavori un’aria di misticismo, che rispecchia della bellezza per la bellezza stessa e dove non c’era collegamento con la morale.
L’immaginaria preraffaellita ha presso dentro di sé le leggende bretone e i segreti della nostalgica bellezza d’Ofelia di Shakespeare e Beatrice del Dante, come anche ad una visione particolarmente estetica della morte.
I più grandi rappresentanti sono J. E. Millais e D. G. Rossetti. Altro pittore importante, influenzato dai preraffaellite è stato Ferdinand Holder.
Il Simbolismo, più che un movimento artistico è uno stato della mente. E’ apparso agli inizi dell’ultimo terzo del XIX secolo. L a sua influenza è stata grandissima in quelle regioni dell’Europa nelle quali si combinarono due fattori: l’industrializzazione avanzata e la predominante popolazione cattolica. Ha aiutato anche, al suo sviluppo, il crescente interesse per l’occultismo ed il pensiero orientale che si è imposto come moda nella società.
Possiamo circoscrivere il fenomeno simbolista tracciando una linea che racchiuda in sé Glasgow, Estocolmo, Gdansk, Lòdz, Trieste, Firenze e Barcellona: la così chiamata “Europa di vapore”.
La pittura Simbolista è l’espressione visuale di una corrente letteraria e filosofica che tende ad esplorare i domini dei sogni e della fantasia, l’evocazione di una natura irreale di connotazioni magiche che la rivestono di un profondo sentimento nostalgico.
Il 18 settembre di 1886, il poeta e scrittore francese Jean Moréas pubblicò il suo manifesto del Simbolismo. Il suo punto di partenza è stato il rigetto della mentalità materialista della fine del secolo, del “naturalismo” e del “realismo”. L’immaginazione dei simbolisti si opponeva alle dottrine razionaliste e positiviste, tanto nella letteratura come nelle arti plastiche. Perseguivano incessantemente l’impalpabile, tutto l’occulto dietro le apparenze della realtà; cioè, non esprimevano ciò che è ovvio ma evocavano l’indefinibile. Nel suo manifesto, Moréas annunciò la nascita di un nuovo risorgimento artistico “nemico della declamazione, della falsa sensibilità, della descrizione oggettiva”. Secondo Moréas, questa poetica cerca di rivestire l’idea di una forma sensibile che non la descriva ma che presente le analogie della sua evocazione. Per ciò, la concezione del Simbolismo è polimorfica, il reale sarà sottomesso dalle allucinazioni individuali, distinguendosi l’una dell’altra secondo della personalità dell’artista. Da lì la poca importanza data dagli artisti allo sviluppo di una tecnica rappresentativa propria. Questo vuole affermare che, essendo la protagonista l’idea soggettiva dell’autore e trattandosi di un arte non descrittivo bensì evocato, ognuno aveva la libertà d’esprimersi con quella tecnica che meglio rispecchiasi la sua sensibilità. Nonostante, si cercava di combattere tutto ciò che rappresentasi dei frammenti della realtà oggettiva, come il “Realismo” e “l’Impressionismo”. Lo stesso spirito del Simbolismo che avrebbe insistito tenacemente nell’ambito segreto del soggettivo e il simbolico su ciò che è materiale, gli ha fatto opporsi alla società scientificista e tecnologica, specialmente alla fotografia, recentemente sviluppata.
Ha caratterizzato all’estetica simbolista il rapporto diretto con la poesia e la musica. Così l’ha definito il tedesco Arnold Böcklin, uno dei più grandi esponenti di quest’arte: “Un quadro ha di spiegare qualcosa, far pensare allo spettatore come lo fa un poema lasciarli l’impressione di una composizione musicale”.
Il Simbolismo si basava su una filosofia diffusa: Schopenhauer ha proposto la creazione partendo di un ricordo trasfigurativo che faceva dimenticare ogni collegamento con la realtà. Nietzsche ha determinato l’idea d’apollineo come il risultato del mondo artistico del sogno, e dionisiaco come il prodotto di un mondo artistico dell’ubriachezza. Questo lascerebbe segnato le due vie da percorrere, secondo gli ideali di bellezza: il primo, di chiara influenza prerraffaelesca; ed il secondo, che s’è manifestato nel Simbolismo franco – belga.
Arnold Böcklin (tedesco, 1827-1901) evoca un mondo senza tempo riuscito dall’intervento di personaggi ed elementi dell’antichità classica in un’atmosfera misteriosa.
Il gruppo della “Rose – Croix” è stato una grand’esponente dell’arte simbolista. Fondato da Josephin Péladan, al quale chiamavano di Sâr, ha congregato agli artisti più esoterici della pittura simbolista franco – belga. Per lo Sâr, teorico di questo gruppo, l’arte non era solo una “teologia d’espressioni”, ma “la forma per la voluttuosità”.
I “Rose – Croix” erano affini alla tematica tenebrista della letteratura d’Edgar Alan Poe.
I suoi rappresentanti sono stati: Albert Trashel, E. Grasset, Olidon Redon, Jean Delville, Alexandre Séon, Carlos Shawabe, Ferdinad Khnopff, Jan Poorep e Feùélicien Rops.
Influenzato dalla retorica esoterica dei rosacroci, l’artista della Secessione Austriaca, Gustav Klimt (1862-1918), è diventato nel suo massimo esponente simbolista. La sua pittura è popolata dalle ambre e dorati bizantini, dai cui s’è servito per dare l’elemento simbolico d’intemporalità.
Altri artisti secessionisti sono stati Alfons Mucha e Kolo Moser.
In Inghilterra, il Simbolismo ha ricevuto una poderosa influenza dai Preraffaelliti e della Letteratura d’Oscar Wilde.
I suoi rappresentati più importanti nella letteratura e nella pittura sono stati Walter Pater e J. A. McNeill Whistter.
Il Simbolismo italiano è stato portato avanti dal pittore Giovanni Segantini e lo scrittore Gabriele D’Annunzio.
In Catalogna il Simbolismo è arrivato con il pittore Alexandre de Riquer, influenzato dalla poetica britanica d’Arts and Crafts, da William Morris, la pittura di Walter Crane ed il preraffaellismo.
Al Simbolismo della fine del XIX secolo sono arrivati molti artisti innamorati dall’ambiguità delle forme, l’occultismo, l’erotismo stravagante e l’archeologia esotica. Volevano rispecchiare nei loro lavori artistici non la cosa in sé, ma l’effetto che essa produce.
Loro apportarono alle arti della fine di secolo la sua estremosità e disperazione davanti all’alienazione che provocava un’Europa sempre più materialista e disumanata, ed evocarono nelle loro opere, città leggendarie circondate da un’atmosfera mitica d’occaso.
Il decadentismo regnante nell’epoca ha portato loro ad esperimentare sentimenti d’esaltazione, d’estasi estetici e di ricerca, centrando la loro attenzione nella rappresentazione nostalgica di forme esotiche e d’antiche culture.
Davanti a tutto ciò, e come reazione, perseguivano attraverso la forma espressiva la trasformazione della realtà in una nuova bellezza ideale, popolata di sensazioni ed immagini simboliche ermetiche.
Molti artisti del secolo XX hanno visto nei Simbolisti dei semi che hanno aiutato nel loro posteriore sviluppo, per esempio: il Dadaismo ed il Surrealismo.
Possiamo parlare anche di una crescente presenza di un “Neo - Simbolismo” nell’arte d’oggi, che da quasi due decenni fa si sta manifestando in diversi artisti ed in opere d’arte isolate, ma tutte concordano ad un momento, di transizione forse, ma concreto, che se abbiamo il coraggio di fare un paragone con la fine del XIX secolo, potremo trovare caratteristiche comuni come l’alienazione prodotta da un mondo sempre più tecnicizzato e despersonalizzato. L’influenza sincretica di correnti filosofiche e di culture d’interesse esoterico e la quasi paranoica “caccia” agli UFO.
Tutto ciò chiama a riflettere su un’arte non sola meno “materiale”, ma soprattutto nella ricerca, che solo nel tempo sapremo di che e cosa troverà.